Il presidio che si tiene quest’oggi a Saline
Joniche, di fronte ai cancelli arrugginiti dell’ex area industriale,
nell’ambito della Giornata Nazionale contro il carbone deve rappresentare molto
di più che una manifestazione simbolica “contro” l’ipotesi della Centrale a
Carbone.
Deve, secondo me, diventare un momento in cui
dimostriamo che questa terra è fatta di uomini liberi, che non si comprano, di
uomini e donne che hanno a cuore il futuro dei propri figli, di uomini e donne
che non cedono al ricatto occupazionale e che sono convinti che lo sviluppo e
l’occupazione debbano e possano essere raggiunti mettendo a valore le grandi
risorse naturali presenti su questo territorio.
Dobbiamo dimostrare che rifiutiamo l’ennesima
vessazione nei confronti di questa terra, l’ennesima decisione calata
dall’alto, l’ennesima grossa speculazione che si cela dietro una debolissima
chimera occupazionale.
Dobbiamo rifiutare questa proposta industriale, che
è stata già fatta 40 anni fa, proprio su questo sito e che ha creato scompensi
inimmaginabili e non quantificabili in termini di danno procurato,
all’ambiente, al territorio, alle persone, alle possibilità di sviluppo reale
basato sulle potenzialità del territorio. Un trapianto mal riuscito, in cui il
“rigetto” dell’organo si è manifestato fin da subito ed ha compromesso tutto
l’organismo.
Di quell’organismo, della nostra area, dobbiamo
innamorarci nuovamente. Dobbiamo curarla cancellando i segni di un passato in
cui altri hanno deciso per noi ed indicare una strada per lo sviluppo, una
strada che non mortifichi il territorio ma che lo riporti alla bellezza ed al
decoro.
Dobbiamo dare un’alternativa di sviluppo, anzi di
progresso, di vero progresso. E’ inaccettabile che in un territorio in netto
ritardo di sviluppo si venga a proporre un progetto che ruota attorno al
carbone, elemento che per via delle sue emissioni è in via di dismissione da
tutte le parti del Mondo e che sa di passato.
Se dobbiamo guardare al futuro, dobbiamo fare delle
scelte che vanno in questo senso: fonti rinnovabili, energia pulita, tecnologie
attente all’ambiente ed alla salute dei cittadini residenti.
Affermare che si deve valutare a fondo il progetto,
vuol dire arrendersi, vuol dire sventolare bandiera bianca e lasciare che sul
nostro territorio venga perpetrato l’ennesimo scempio, dagli effetti stavolta,
irreversibili.
Questo è l’appello che sento di dover fare a
tutti i cittadini di quest’Area. A tutti quelli stanchi delle promesse mai
mantenute, a tutti quelli che attendono zitti zitti o vedono di buon occhio la
cosa perché sperano ancora in qualche prebenda, a tutti coloro i quali se ne
fregano di ciò che accade attorno a loro, convinti che niente possa cambiare o
peggio ancora che quello che accade non possa avere effetti su di essi. Mi dispiace per loro, ma non sono in
commercio scudi contro le patologie da inquinamento.
Come sostengo fin dal 2007, quando insieme ad altri
amici iniziai la mia campagna di sensibilizzazione dei cittadini nei confronti
dell’ipotesi di costruzione della Centrale, il NO al Carbone non può essere il
punto di arrivo, ma il punto di partenza. Per costruire uno scenario
alternativo di sviluppo, per avere una “visione” diversa di cosa può diventare
quest’area se si investe sulle sue risorse.
E questa visione può nascere solo se ricominciamo
ad amare la nostra terra, in tutte le sue sfaccettature, con tutte le sue
contraddizioni, con tutti i suoi problemi che dobbiamo cercare di risolvere insieme,
cittadini, associazionismo, istituzioni.
Dal presidio di Saline, dall’istantanea di questi
uomini e donne speranzose, vogliose di lottare per il bene comune e per il
futuro di questa terra, parta uno slancio d’orgoglio per il riscatto sociale,
economico e culturale della nostra Area Grecanica.
Federico Curatola, Sindaco
di Bagaladi
0 commenti:
Posta un commento