pubblicata a pagina 12 dell'edizione del 6 Maggio 2012
Egregio Direttore,
ho apprezzato il suo editoriale,
pubblicato giorno 3 Maggio, in cui ha affrontato la vicenda del Premio Gerbera
Gialla assegnato alla professoressa Russo, i cui parenti pare siano implicati
in vicende giudiziarie ed imputati di reati piuttosto gravi.
Con la chiarezza che La
contraddistingue, ha riassunto il convincimento di molti, moltissimi, che
vedono i difetti ed i guasti di un’antimafia che bastona alcuni mentre premia
altri. Nel caso di specie, non conoscendo la premiata non posso esprimere
giudizi, ma concordo con Lei sul fatto che la responsabilità penale è sempre
personale, e non si può “pagare” per colpe che ha commesso un congiunto. Colpe
poi che, come in questo caso, sono ancora da accertare.
Ed ho apprezzato anche il
paragone da Lei fatto tra questa vicenda e quella, ormai modaiola, degli
scioglimenti dei Consigli Comunali.
Io sono l’ultimo, in ordine di
tempo, di una schiera di Sindaci di piccoli Comuni rimossi per “infiltrazioni
mafiose”. Tra le motivazioni, oltre a condizioni di precarietà strutturale ed
economica, riscontrabile in qualsiasi Comune piccolo o grande che sia, e che
comunque non sono riferibili al mio breve (24 mesi) mandato, emerge qualche
parentela considerata “scomoda” con persone “ritenute contigue ad ambienti
criminali”, ma che ad oggi risultano incensurate e col casellario immacolato!
Viene anche richiamata la mia
presunta “visita a casa del boss”, che anche il suo giornale erroneamente ha
riportato, e per la quale già in passato ha dovuto pubblicare una rettifica su
richiesta del mio avvocato, poiché si è trattato di una visita di un mio zio,
che svolgeva in quel tempo la professione di medico sulla locride, che è stato
coinvolto nell’operazione Reale Ippocrate a cui vengono addebitati i reati di
falso ideologico e favoreggiamento nei confronti di Pelle di San Luca, ma
nessun reato associativo.
In un’intercettazione è spuntato
fuori il mio nome, poiché Pelle chiedeva a mio zio come stesse andando la
campagna elettorale. Da questo si evince l’interessamento del Pelle per la mia
elezione a Sindaco di un piccolo paese che dista più di 100 chilometri da San
Luca? E perché mai avrei dovuto avere bisogno di quell’appoggio io, che concorrevo
con la mia unica lista alla successione di mio padre, compianto ed amato
Sindaco per dieci anni e morto tragicamente in seguito ad un incidente
stradale? Su questo poggia l’impalcato che ha portato allo scioglimento del mio
Comune.
Ho ripercorso un po’ la mia
vicenda, caro Direttore, per sottolineare che le Sue parole sono riferibili a
tanti alti esempi oltre quello della collega Straface di Corigliano. Tante
persone che per spirito di sacrificio ed amore per il proprio paese si
candidano ad amministrare le nostre difficili realtà in cui umanamente si va
incontro alla vecchietta che non può pagare il canone idrico in tempo, o alla
famiglia con quattro figli da mandare a scuola ed un unico misero stipendio che
alloggia in una casa popolare e chiede che non gli si tolga il tetto da sopra
la testa.
Amministratori onesti, capaci,
buoni, ed ignari che queste loro peculiarità possono ritorcersi contro, quando
tramite un accesso viene accertata la “morosità” della vecchietta e della
famiglia e ciò viene attribuito alla “cattiva amministrazione” per la quale
viene proposta la rimozione del Sindaco e dei consiglieri.
Tanti amministratori onesti
convinti “ingenuamente” che “la responsabilità penale è personale”. Tante
comunità libere che si vedono private della rappresentanza e del diritto di
autodeterminarsi. Comunità tranquille come quella di Bagaladi, paese che ha
sempre rifiutato la logica mafiosa, i soprusi e le prevaricazioni e che oggi,
vedendosi messa alla gogna alla stregua di Casal di Principe e di altri paesi e
città con ben altra fama giudiziaria, è attanagliata dal dubbio che ci ha
lasciato il grande Corrado Alvaro, quell’atroce ed amaro dubbio che vivere
onestamente sia inutile.
Quindi, non ambisco alla Gerbera
Gialla, ma chiedo che mi si levi via il fango buttatomi addosso. Chiedo che
venga ripristinata l’immagine della mia integrità, ampiamente dimostrata nelle
mie battaglie in difesa del territorio, contro la centrale a carbone che
ucciderebbe la speranza del futuro in questa martoriata terra, il mio impegno
in favore delle energie rinnovabili con Bagaladi primo Comune ad installare un
Parco Eolico in Provincia di Reggio Calabria.
E chiedo che venga ripristinata
l’immagine e la dignità del mio paese e
della sua storia, fatta di libertà e di onesto lavoro.
Ma chiedo soprattutto, come ha
fatto anche il Presidente della Provincia di Reggio Calabria Giuseppe Raffa,
che lo Stato non sia solo “sceriffo”, ma che stia piuttosto vicino alle
comunità ed a chi le rappresenta, poiché non tutti sono lì per tutelare
interessi ed affari di una ristretta cerchia. Tanti, soprattutto giovani come
me, sono lì per dare una speranza e portare un vento di cambiamento ed
innovazione nella gestione del bene comune.

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